ANNONE
CITTà DEGLI ANNONI
introduzione agli aNNONI
Giovan Andrea (c.1485?-1565) insieme ai fratelli Giovan Francesco (c.1491?-1541) e Giovan Angelo (c.1492?-1574) sono da considerarsi i veri fondatori della fortuna della famiglia Annoni.
Mercanti, finanzieri e soprattutto spedizionieri furono una delle più illustri famiglie milanesi tra il Cinquecento e il Seicento. Profondamente radicati in Lombardia, a Milano come all’originario borgo brianzolo, gli Annoni ebbero un ruolo importante nella sua espansione economica e sociale così come dei suoi floridi commerci con tutta Europa.
La loro principale occupazione fu l’organizzazione dei trasporti tra l’Italia ed il Nord privilegiando il Passo del Gottardo, via che venne loro riservata all’inizio del Seicento per oltre un ventennio. I tre fratelli risiedevano in città diverse, ciascuno reggendo la propria filiale, del percorso che univa la metropoli milanese ad Anversa, allora la più importante piazza commerciale del Nord Europa.
Giovan Andrea risiedeva stabilmente a Milano, lo stesso per Giovan Francesco a Lucerna, mentre Giovan Angelo si divideva tra Milano e le Fiandre, fermandosi poi ad Anversa a partire dal 1544. Le loro società di spedizione godevano della stima e della fiducia di importanti istituzioni come lo Stato di Milano, il Duomo e la Corte Imperiale. A Milano gli Annoni avevano casa in porta Romana, frequentavano la parrocchia di San Nazaro finanziandone varie opere: i fratelli Giovan Angelo e Giovan Andrea Annoni si adoperarono per la ricostruzione e l’abbellimento della cappella dedicata al Santo Corpo di Cristo, acquisendovi il diritto di sepoltura.
Nelle competenze degli Annoni rientrava anche il trasporto delle opere d’arte (basta ricordare il candelabro Trivulzio dalla Francia a Milano nel 1549 o i vetri per il Duomo di Milano negli anni 1544-55) e proprio qui e nella persona di Giovan Angelo va cercata la spiegazione per la presenza del Polittico della Passione nella chiesa di San Giorgio ad Annone. Il suo legame col borgo originario era sia di natura economica che affettiva: qui possedeva e gestiva gli immobili e le terre ed anche, in quanto profondamente devoto, patrocinò l’edificazione della cappella di San Giovanni Battista in San Giorgio. Fu Giovan Angelo ad inviare nel 1560, da Anversa via mare a Genova e poi via terra a Milano, la grande ancona lignea in sei casse contrassegnate con la marca mercantile di famiglia. Il fratello Giovan Andrea registrò con atto notarile l’avvenuta consegna dell’opera e ne dispose il trasporto verso Annone. Il volto del committente compare sull’anta destra esterna del polittico e sappiamo per certo che si tratta di lui perché il suo aspetto ci è noto grazie a una medaglia e a due suoi ritratti. Nei suoi testamenti indicò la volontà di essere sepolto indifferentemente a Milano o ad Annone, secondo dove fosse morto. Morì a circa 80 anni a Milano. (Queste informazioni si devono a Silvio Leydi e al suo testo GLI ANNONI – Una famiglia milanese tra Cinquecento e Seicento)
CHIESA DI
SAN GIORGIO
L'ANCONA
DELLA PASSIONE
CHIESA
PARROCCHIALE
GESù CHE SI CONGEDA
DALLA MADRE
villa giani
VILLA cabella
CHIESA DI SAN GIORGIO
Marco d’Oggiono,
1521 circa, olio su tavola,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
La prima edificazione dell’antica chiesa di San Giorgio viene attribuita alla fine dell’XI secolo, periodo di diffusione del culto e della devozione al Santo da parte dei Benedettini i quali usufruivano dell’edificio religioso probabilmente come piccolo oratorio. Una seconda e significativa ricostruzione si ebbe alla fine del Quattrocento, tra il 1479 e il 1481, con la realizzazione della chiesa ad un’unica navata con abside quadrangolare orientata ad est e la facciata d’ingresso ad ovest. L’aggiunta delle cappelle laterali cinquecentesche, della sacrestia e dell’ossario settecenteschi trasformarono il preesistente oratorio nell’attuale chiesa.
Questo originale complesso architettonico si caratterizza all’esterno per il bel campanile in stile romanico, la facciata a capanna col rosone in cotto fortemente strombato e la scorniciatura del sottotetto. All’interno la navata della chiesa è suddivisa in quattro campate da tre archi ogivali mentre in testa si prolunga l’abside sulle cui pareti è rappresentato un importante ciclo di affreschi. Ai lati della navata si aprono due cappelle gentilizie: quella di sinistra, che con molta probabilità incorpora alcune parti dell’originario oratorio, voluta dalle famiglie dei Carena-Coldiroli e quella di destra per opera dei fratelli Giovan Andrea e Giovan Angelo Annoni che la fecero ornare con uno splendido polittico ligneo. Consacrata da San Carlo Borromeo nel 1570, la nuova chiesa venne designata parrocchiale nel 1575 staccandosi definitivamente dalla Pieve di Oggiono.
Al centro, sulla parete di fondo dell’abside, troviamo il Crocifisso tra la Vergine Maria e San Giovanni con Maria Maddalena inginocchiata ai piedi della croce. Un’ampia arcata serliana con colonne, isola questa scena dai lati dove compaiono i santi protettori, San Giorgio a sinistra e Sant’Ambrogio a destra, rispettivamente della chiesa e della Diocesi. Sulla volta, invece, troviamo Dio Padre entro una mandorla circondato da angeli musicanti e cherubini mentre ai quattro angoli si possono riconoscere gli Evangelisti coi rispettivi Simboli. Un tempo uno sfondo di cielo stellato, oramai quasi completamente perduto, faceva da cornice all’intera rappresentazione celeste. Infine nel sottarco, sei per lato e a mezzobusto, sono raffigurati i dodici Apostoli.
Per molto tempo questo pregevole ciclo pittorico rimase sconosciuto: fu solo nel 1974, grazie ai lavori di restauro per conto della Sovrintendenza, che venne attribuito al Maestro della Pala Sforzesca e datato al 1496-98. Le varie e ricche componenti culturali presenti all’interno di questi affreschi ne denotano l’elevata qualità artistica a tutt’oggi oggetto di grande interesse da parte degli studiosi e storici dell’arte.
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L'ANCONA DELLA PASSIONE
Marco d’Oggiono,
XVI secolo, affresco staccato,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
L’Ancona della Passione è un grande polittico in legno scolpito e dipinto realizzata negli anni 1559-60 da una bottega anversese e commissionata dal nobile Giovan Angelo Annoni, per ornare l’altare della cappella sepolcrale di famiglia in San Giorgio di Annone, dove risulta documentata dal 1566.
Vi si alternano pitture e sculture narranti gli ultimi e drammatici episodi della vita terrena di Gesù. La sua struttura è data da due elementi distinti e sovrapposti, la predella e l’ancona vera e propria. Sul primo, da sinistra, sono dipinti gli episodi: Cristo nell’Orto del Getsemani, l’Ultima Cena e il Bacio di Giuda con la Cattura di Gesù, separati da pilastri finemente intagliati e dorati. Nel secondo troviamo, invece, un doppio ordine di scene scolpite con notevole rilievo e sorprendente ricchezza di dettagli. Nel livello superiore, in posizione centrale e più alta, vi è la Crocifissione inserita in una serliana e affiancata da una Caduta di Cristo e la Veronica, a sinistra, e dalla Deposizione, a destra, mentre in quello inferiore sono indicate, sempre nello stesso ordine, l’Ecce Homo, la Flagellazione e l’Incoronazione di Spine. Tutte quante le scene sono circoscritte da cornici architettoniche molto elaborate. In alto un’ampia cornice in legno con rilievi dorati e ricca di bordi ornamentali corona l’intero polittico. Le due ante dell’ancona, all’occorrenza chiudibili ad armadio, raffigurano nella parte interna la Resurrezione di Cristo a sinistra e il Giudizio Universale a destra e all’esterno rispettivamente San Giorgio che uccide il drago e Sant’Andrea col donatore Giovan Angelo Annoni.
Un dispositivo ligneo verticale con serratura a chiave consente la chiusura o l’apertura delle ante secondo necessità. Colpiscono il vasto repertorio architettonico di chiara derivazione classica e l’espressività concitata e caricaturale tipicamente nordica dei personaggi che affollano le scene scolpite, mentre la decorazione a grottesche delle lesene e dei pilastri, i ricchi basamenti, i capitelli delle colonne e i putti ignudi, si mescolano coi numerosi dettagli fisionomici carichi di innaturale emotività.
Nel 2004, presso il Museo Diocesano di Milano, l’ancona lignea è stata sottoposta a un delicato intervento di restauro che ha rinvenuto in più punti il marchio di Anversa, raffiguranti due mani nere, attestandone la provenienza da una bottega di quella città. Lo stesso punzone era già stato rinvenuto in un polittico molto simile a questo, tuttora conservato nel Duomo di Roskilde in Danimarca, mentre un altro esemplare si trova presso la chiesa di Bouvigne-Dinant in Belgio. Stringenti affinità narrative, stilistiche e strutturali legano queste tre opere, le uniche ad oggi sopravvissute in Europa che testimoniano la grande tradizione artistica nordica.
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CHIESA PARROCCHIALE
Marco d’Oggiono,
XVI secolo, affresco staccato,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
La costruzione vera e propria di questa chiesa parrocchiale si colloca tra il 1839 e gran parte della seconda metà dell’Ottocento, ma la comunità di Annone aveva cominciato a considerare l’idea di una nuova chiesa già nel 1777.
A quel tempo, la chiesa parrocchiale era quella di San Giorgio, ma, essendo considerata scomoda da raggiungere, si apriva al culto solo per le celebrazioni solenni. Nella quotidianità i fedeli usufruivano della piccola chiesa di S. Maria, posta accanto alla canonica, che aveva però una capienza limitata. Di questa chiesa, demolita dopo la costruzione della nuova parrocchiale, rimane la torre campanaria, anteriore al 1400. Nei primi anni ottanta, dopo i restauri, è tornata a far sentire la sua voce grazie a una campana del 1674 donata dalla famiglia Cabella Lattuada.
Per la realizzazione della nuova chiesa si sarebbe usato il materiale recuperato dall’abbattimento di un Oratorio detto di Nostra Donna, situato in mezzo alla campagna e distante circa mille passi dall’abitato, quindi anch’esso scomodo da raggiungere, senza contare il malumore dei contadini per i danni che si arrecavano alle coltivazioni durante le processioni e i pellegrinaggi dei fedeli; inoltre le spese annuali per le riparazioni a esso destinate, con il suo abbattimento, sarebbero state investite nella nuova costruzione.
La nuova chiesa, progettata dall’arch. Giuseppe Bovara, sarebbe sorta nelle adiacenze della vecchia parrocchiale, su di un terreno donato dai signori Francesco e don Daniele Annoni, con finanziamenti del Comune, elargizioni di famiglie nobiliari, con il concorso di fatiche e offerte di tutta la popolazione, oltre ai consistenti lasciti dei sacerdoti succedutisi nella cura della parrocchia, come ricordato nelle lapidi collocate all’interno della chiesa.
Giuseppe Bovara (Lecco, 1781 – Lecco, 1873) è stato un architetto italiano. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Brera e si laureò all’Università degli Studi di Pavia. Tra gli innumerevoli edifici progettati dal Bovara nel lecchese ricordiamo, oltre alla nostra chiesa parrocchiale, quelle di Malgrate, Calolziocorte, Valmadrera, “San Rocco” a Barco, “San Michele” a Foppenico, il campanile di Villa d’Adda; il rifacimento della basilica di San Nicolò; il Palazzo Bovara e il Teatro della Società a Lecco.
Nel 1852, la nuova Chiesa Parrocchiale dedicata alla B. V. Maria del SS. Rosario era ultimata; veniva benedetta la prima domenica di dicembre e aperta alla venerazione dei fedeli.
L’architettura della chiesa è di ispirazione neoclassica. La pianta basilicale rettangolare (lunghezza m. 46,50, larghezza m. 24 con accenno a croce latina dato dalle cappelle sporgenti del transetto) è a tre navate, con profondo presbiterio terminante con l’abside. Alla destra della chiesa svetta il campanile, alto 54 metri, che fu completato solo nel 1895, quando parroco era don Giulio Beltemacchi.
Il progetto dell’arch. Bovara prevedeva elementi decorativi che non furono realizzati per motivi finanziari. Annone disponeva di una cattedrale, purtroppo però piuttosto disadorna.
Le tre navate sono delimitate da colonne e capitelli di ordine ionico, interamente in marmo e sempre in marmo sono le due acquasantiere poste davanti alle prime due colonne.
La volta della navata centrale è decorata con rosoni, come previsto dall’originario progetto del Bovara, dipinti dal restauratore Luzzana durante gli ultimi lavori di restauro, lavori che hanno riguardato anche i rosoni in gesso dell’abside.
Al centro della croce, nella campata d’incrocio del transetto, si innalzano i quattro piloni che sostengono i quattro arconi principali, formando così una corona circolare dal diametro di m. 9,55, su cui s’innalzava un’alta cupola che a causa di un difetto di costruzione e conseguenti infiltrazioni d’acqua rischiava di crollare, per cui veniva demolita nel 1906 e ricostruita più bassa. La volta della nuova cupola era stata preparata per una pittura a fresco, rimasta peraltro non eseguita.
Solo nel 2000 è stata affrescata dal maestro Emiliano Viscardi con la consulenza tematica e iconografica del liturgista Don Vincenzo Gatti. La pittura è ispirata al tema dell’Apocalisse.
Nella sacrestia, a destra, si trova un grandioso armadio proveniente dal convento dei Cappuccini di Chiavenna, donato da Lorenzo Geronimi. A sinistra si trova un armadio in noce di un bel barocco, proveniente dalla sacrestia della Chiesa di San Giorgio.
Sopra la porta d’ingresso della sacrestia è posta una tela opera del pittore oggionese Pasquale Agudio (1863-1914) riproducente una “Madonna Addolorata”.
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Gesù che si congeda dalla madre
Marco d’Oggiono,
XVI secolo, affresco staccato,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
All’interno della chiesa parrocchiale, nella navata di sinistra, si trovano due opere degne di nota.
Gesù che si congeda dalla madre
XVI secolo. Olio su tavola
Annone di Brianza, Chiesa Parrocchiale
Nella navata di sinistra vi è l’Altare del Crocifisso e della Beata Vergine Addolorata. Sotto, contornato da ex voto, è collocata la copia del quadro “Gesù che si congeda dalla Madre”. L’opera, commissionata per la chiesa di San Giorgio, vede Maria seguita da due pie donne, Gesù da Pietro e da altro apostolo, con a sinistra San Giorgio. Nel fondo si vede una macchietta raffigurante San Giorgio che uccide il drago.
L’opera è attribuita dalla tradizione locale a Giovanni Bellini detto il “Giambellino”. Tuttavia, la Pinacoteca di Brera, da documenti rilasciati nel 1906, non concordava con questa attribuzione ed assegnava il quadro ad un pittore della Scuola bergamasca del XVI secolo.
L’immagine, dichiarata monumento nazionale e chiamata dal popolo “l’Addolorata”, è molto venerata anche per via della relativa festa solennemente celebrata, anche se impropriamente, come Patronale, che costituisce la Sagra del Paese.
Riposo durante la fuga in Egitto
Carlo Francesco Nuvolone (Milano, 1609 – Milano, 1662)
XVII secolo. Olio su tela – 190 x 303 cm
Annone di Brianza, Chiesa Parrocchiale
A metà della navata si trova la tela (cm. 195 x 300) del XVII sec., recentemente restaurata, rappresentante il “Riposo durante la fuga in Egitto”. Il quadro è opera di Carlo Francesco Nuvolone (Milano 1609-1662), proviene dall’Altare Maggiore del soppresso Convento dei Cappuccini di Chiavenna e donato alla chiesa dal signor Lorenzo Geronimi insieme ad altri quadri ed arredi.
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VILLA GIANI
Marco d’Oggiono,
1521 circa, olio su tavola,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
Questa villa dei conti GIANI è la più orientale nella sequenza di costruzioni affacciate a balcone verso il lago.
Residenza patrizia settecentesca con inserti dell’800 ed elementi barocchetti, situata di fronte alla vecchia canonica, nel cuore del paese, vi si accede da un ampio portale che interrompe il muro di cinta lungo la strada principale, superato il quale appare alla vista l’immobile circondato da un elegante giardino.
La costruzione è costituita da un lungo corpo lineare non regolare, posto proprio sul margine del terrazzamento naturale. Sul retro, impreziosisce la tenuta il bellissimo parco, caratterizzato da splendidi giardini ed alberi secolari, dal quale si può ammirare il paesaggio prealpino dominato dalla Grigna e dal Resegone decantati dal Manzoni,
Gli ampi saloni sono arredati da raffinati mobili d’antiquariato e affreschi originali risalenti al 1700 decorano le pareti.
La villa inizialmente appartenuta alla famiglia ANNONI, tale Annone Daniele; è passata alla famiglia dei conti GIANI sul finire del ’700. Attualmente è di proprietà dei fratelli LAVATELLI, eredi diretti di una Giani.
Una caratteristica viuzza conduce al lavatoio che, realizzato alla metà del settecento, ha svolto appieno la sua funzione per oltre due secoli, fino ai primi anni ottanta. Ma ancora oggi viene utilizzato da alcune fedelissime, ormai anziane, signore.
È alimentato da due vasche, situate all’interno del giardino di villa Giani nei pressi del muro di cinta confinante con il lavatoio, che raccolgono acque sorgive e di scolo non potabili di tutta la collina (San Giorgio) degradante verso il lago.
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VILLA CABELLA
Marco d’Oggiono,
XVI secolo, affresco staccato,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
Appartenuta ai conti Annoni, nel 1751 era abitata dal Conte Annone Don Francesco Pietro, capofamiglia del ceppo centrale della vasta e ramificata famiglia Annoni. Successivamente la proprietà passò ai marchesi Dellora o Dell’Oro e verso la fine dell’ottocento, alla famiglia Cabella Lattuada. Dal 2000 è proprietà del Comune di Annone di Brianza.
É costituita da un complesso sei-settecentesco, a due piani con una pianta a elle.
Ha una tipologia molto semplice; massiccio blocco lineare a due piani con una scarsa presenza di elementi decorativi di facciata.
Il triportico del corpo padronale ha archi a tutto sesto molto semplici, senza cornici, voltati a crociera, e si collega perpendicolarmente a un secondo vano porticato, con colonne in pietra ma con architrave in legno e soffitto cassonettato, a dimostrazione di due epoche costruttive diverse: la più antica, sulla destra, è del ’600 o forse ancora più antica, parrebbe costruita su resti di un oratorio risalente al ’500 o a un antico convento, mentre il corpo centrale risale al ’700.
Al portico del corpo basso si sovrappone un secondo vano semiaperto, una loggia a galleria, con colonnine di dimensioni ridotte, con archi a tutto sesto inquadrati da fasce decorative geometriche di gusto rinascimentale.
Anche gli spazi interni confermano questa doppia origine: molto modesti i locali nell’ala più antica, più grandiosi e scenografici i saloni del corpo barocco.
Alla testata est del corpo padronale si innesta una torre quadrangolare piuttosto alta in rapporto alle dimensioni delle altre parti del fabbricato. Per quanto venga ritenuta la parte più antica, è invece un’opera ottocentesca.
È probabilmente una torretta costruita come belvedere, verso la fine del ’700, forse su resti di epoca medievale.
La torre con un Decreto Ministeriale del 9.12.1913 è stata sottoposta a vincolo di interesse culturale. Nel provvedimento si definisce erroneamente “medievale” e questo “errore” ha permesso al manufatto di giungere integro sino ai nostri giorni.
Un ampio parco, di forma regolare, delimitato e protetto da un alto muro di cinta, è retrostante la villa e presenta un vialetto prospettico centrale.
La proprietà immobiliare della villa comprende le pertinenze, alle quali si accede da ampio portone in Via Maggiore. È composta da un cortile definito “rustico” comunicante con il cortile principale, definito “nobile”; i fabbricati in passato erano adibiti ad abitazione dei custodi, stalle, fienili e portici per il ricovero dei carri, attrezzi agricoli e delle carrozze; nei tempi della produzione della seta, erano adibiti a filanda.
Si trova in Via Maggiore, 13, 23841 Annone di Brianza.
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VILLA MONETA
Marco d’Oggiono,
XVI secolo, affresco staccato,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
Situata in prossimità dell’ex Asilo Polvara, faceva parte di un complesso di più edifici risalenti al settecento, che nel XIX secolo hanno subito trasformazioni per la realizzazione di un’importante filanda, chiusa durante la seconda guerra mondiale.
La villa vera e propria è composta da un fabbricato settecentesco la cui facciata è arricchita da elementi, finestre e balconi in stile barocchetto e da un vano porticato con archi multipli.
Un parco di notevole estensione, organizzato secondo un disegno paesaggistico, si distende ad est della villa, fino al confine con la proprietà Annoni-Bondioli. Il giardino all’inglese è percorso da un lungo viale che conduce alla terrazza belvedere, da cui si gode il paesaggio campestre che scende ad accarezzare il lago.
Nel 1751 la villa risultava di proprietà di Annoni Andrea e Giuseppe per due terzi, mentre per l’altro terzo, proprietaria era la famiglia Ferrario.
Nella seconda metà del ’800, la proprietà è passata alla famiglia Moneta, che negli anni ottanta del secolo scorso la cedette ai signori Combi, attuali proprietari.
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ESEDRA E VILLA BONDIOLI/ANNONI
Marco d’Oggiono,
1521 circa, olio su tavola,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
Lo spazio antistante l’ingresso principale della Villa è detto “Esedra” ed è stato realizzato per dare importanza alla villa e per facilitare l’ingresso alle carrozze.
Si pensa che qui venisse amministrata anche la Giustizia, lo testimonia l’immagine della Madonna della Giustizia ritratta nell’edicola (ora scarsamente visibile, ma aveva ai piedi una bilancia).
La villa sorge a nord del paese, all’imboccatura della Via S. Cristoforo. Di fondazione seicentesca, una particolare conformazione, infatti si sviluppa in due corpi simmetrici ai lati del viale alberato che conduce alla terrazza artificiale, dalla quale si gode una bellissima visione del lago di Annone.
In alto, sotto la gronda, si nota una fascia decorativa di tono romantico, con fiori e figure geometriche risalenti al tardo ottocento. Il caseggiato padronale era però costituito dal corpo meridionale, abbellito da un triportico sorretto da colonne tuscaniche in pietra e da archi ribassati.
Nel parco della villa è presente una ghiacciaia.
Nel 1751 la villa apparteneva ai Carena Aliprandi, una delle famiglie più ricche e note di Annone. Nel 1773 la villa passava in eredità al figlio, il conte Don Gaetano Aliprandi. In seguito a vicende successorie passava alla famiglia Calderara. Nel 1819 diventava unica proprietaria la figlia Maria, che sposava Geronimi Guglielmo di Lorenzo, portando la villa in dote. Nel 1869 l’immobile veniva ereditato da Luigia Geronimi, che poi sposava Paolo Annoni. La successiva intestazione andava a Guglielmo e Cristina Annoni ed in seguito all’ing. Piero Bondioli e alla sorella Annunciata, figli di una Annoni.
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Villa Caillard
ex asilo polvara
“CAMURAMUS”
di VILLA CARENNI
VILLA CAILLARD
Marco d’Oggiono,
1521 circa, olio su tavola,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
Particolarità della villa è la facciata ornata da decorazioni in ceramica poco diffuse in Brianza, ma presenti nel chiavennasco, che anche in seguito a restauri e ristrutturazioni hanno conservato la loro originalità.
Tali decorazioni a mosaico con colori e motivi orientaleggianti sormontano il magnifico portale strombato ad arco e sono disposte a lunetta sopra le finestre del piano terra e orizzontalmente sopra quelle dei piani superiori.
La villa si compone di un corpo centrale al quale si addossa un’ala laterale che si innesta perpendicolarmente alla facciata con altezza della gronda alla fascia marcapiano.
Dal portico si accede al cortile dall’apertura centrale, costituita da un grande arco a tutto sesto, per mezzo di un cancello in ferro battuto di semplice ma pregevole fattura. Oltre il cortile si apre un giardino all’inglese con numerose varietà arboree.
La scala che conduce alle abitazioni, poste ai piani superiori, è dislocata su una testata del portico e prende luce da un’ampia finestra sulla prima rampa.
Ancora dal portico si accede alla cantina, in passato utilizzata come locale carbonaia, la cui apertura per lo scarico del carbone si trova ancora sulla facciata prospiciente la strada.
La villa, parte di un complesso comprendente l’abitazione padronale e fabbricati rustici e terreni, risale probabilmente agli inizi dell’ottocento, anche se alcuni elementi fanno pensare che sia più antica.
Nella seconda metà dell’ottocento ne diviene proprietario il signor Lorenzo Geronimi, che la separa dagli altri fabbricati per formare un unico complesso con l’attuale parco. La villa ha comunque mantenuto nel tempo la sua originaria architettura.
Lorenzo Geronimi sposò in tarda età una signora francese con una figlia che lui riconobbe. Alla morte dei coniugi Geronimi e della figlia, sposata con un nobile francese, per successione, le numerose proprietà passarono in eredità alla signora Marcelle Caillard, che risiedette nella villa fino alla sua morte, avvenuta nell’anno 1972.
Attualmente la villa é di proprietà dei signori Briani-Conti.
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EX ASILO POLVARA
Marco d’Oggiono,
1521 circa, olio su tavola,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
È uno degli edifici più importanti e particolari di Annone, noto come ex Asilo e Oratorio Mons. Polvara.
Realizzato su progetto dell’Arch. Gaetano Moretti e commissionato da Mons. Giuseppe Polvara in memoria dei genitori, aveva la funzione di Asilo Infantile per i bambini di Annone e abitazione delle suore e dello stesso Mons. Polvara.
Costruito intorno agli anni 1905/1906, è costituito da due corpi di fabbrica simmetrici su due piani con porticato e corpo centrale adibito a Cappella.
L’edificio, ritenuto una delle più personali reinterpretazioni dei linguaggi storici operate dell’arch. Moretti, si impone per la caratteristica facciata della cappella, i cui prospetti utilizzano stilemi propri del medioevo lombardo, insieme alle decorazioni interne ad opera del decoratore E. Rusca.
Nel 1972 ha cessato la funzione di Oratorio femminile, mentre fino al 1980 ha continuato a ospitare la scuola materna.
Conserva inalterata la struttura esterna e la bellezza architettonica dei pregiati soffitti in legno dell’ingresso e della cappella.
Attuale proprietario è la Famiglia Mossini,
Gaetano Moretti (Milano, 26 luglio 1860 – Milano, 30 dicembre 1938) è stato un architetto italiano. Si diplomò professore di Disegno architettonico all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 1883.
Fu un architetto eclettico, impegnato attivamente sia in Italia che all’estero (con numerosi interventi a Lima e Buenos Aires). Docente di Architettura presso l’Accademia di Brera prima ed il Regio Istituto Tecnico Superiore poi (dal 1937 noto come Politecnico di Milano), Moretti fu il primo preside della Facoltà di Architettura di Milano e venne anche chiamato ad incarichi governativi di soprintendenza.
Fra il 1894 e il 1897 insieme al collega Cesare Nava diede nuova forma in stile romanico-lombardo alla facciata della Chiesa di San Sepolcro di Milano. I due campanili vennero invece rimaneggiati nel 1903, sempre da Moretti.
Realizzò diverse strutture private fra le quali il villaggio operaio di Crespi d’Adda e centrali elettriche fra cui nel 1906 la Centrale idroelettrica Taccani presso Trezzo sull’Adda, realizzate su commissione degli industriali Cristoforo Benigno Crespi e Silvio Benigno Crespi e considerata uno dei più affascinanti esempi di collaborazione tra architettura colta e ingegneria impiantistica.
Con Luca Beltrami fu responsabile della ricostruzione del campanile di San Marco a Venezia.
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“CAMURAMUS” DI VILLA CARENNI
Marco d’Oggiono,
XVI secolo, affresco staccato,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
Villa Carenni, risalente probabilmente al primo Ottocento, appartenne, fino ai primi del Novecento, ai conti Carenni. La strutturazione architettonica, ha subito, nel corso dei decenni una compromissione piuttosto pesante.
L’elemento di maggior rilevanza ed interesse, che attualmente si trova purtroppo in uno stato di degrado avanzato, è un corpo distaccato dalla villa denominato Camuramus, forse da “Câ di Murus” (“casa dei morosi”, intesi come fidanzati). Posto sul fondo del cortile, in modo da sfruttare almeno in parte l’apertura visiva naturale, è un blocco a pianta centrale di disegno omogeneo, tardo-neoclassico con qualche inflessione già neogotica. È impostato su due assi ortogonali, con le quattro estremità (nettamente fuoriuscenti dal cilindro centrale) delicatamente conformate ad invito: quella che guarda verso il cortile è l’ingresso, con arco retto da semicolonne annegate nei muri e quadriforio al di sopra della chiave dell’arco; gli altri tre sono finestroni a bifore con archi a sesto acuto.
Il massiccio cilindro centrale nasconde in realtà un corridoio circolare tutto voltato a botte, al centro si trova il grande salone aperto, coperto da volta a cupola ribassata. Sopra le porte sono murati quattro tondi con personaggi famosi in bassorilievo. Nonostante lo stato di degrado attuale è in parte conservata la pavimentazione originale a mosaico minuto e così l’apparato decorativo di stucchi.
Questo fabbricato doveva avere la funzione di salotto estivo, di padiglione per i ritrovi e per il ballo; fino ai primi decenni del Novecento sembrava che vi fosse anche una torretta panoramica, poi demolita, raggiungibile con una scala che saliva in curva nel corridoio circolare. Il piano inferiore è invece destinato a ghiacciaia.
Si trova in Via Ponte, 22, 23841 Annone di Brianza LC.
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VILLA «LA SCIARA»
Marco d’Oggiono,
1521 circa, olio su tavola,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
È una villa del tardo ottocento. Si trova in posizione isolata sulla riva al lago. La villa romantica oggi esistente si inserisce in un contesto ambientale paesaggistico formato dal lago col panorama di fondo e il giardino all’inglese che la circonda.
La villa apparteneva alla famiglia CROSTAROSA ed era denominata “LA SOLITARIA”.
Nel 1960 divenne invece di proprietà della famiglia NOTARBARTOLO. Il Principe Marco Notarbartolo di Sciara, era discendente di Emanuele Notarbartolo, Direttore Generale del Banco di Sicilia, ucciso dalla mafia nel 1893. Marco Notarbartolo di Sciara, era capitano di vascello; durante la Seconda Guerra Mondiale fu uno degli aiutanti di campo del Re Vittorio Emanuele III.
Durante la proprietà Notarbartolo, la villa era denominata “LA SCIARA” (la lava).
L’origine della villa va fatta risalire al 1887, anno in cui il Sig. Bonsignore acquistava i terreni su cui sorgeva una vecchia fornace per laterizi e un semplice portico, dove i pescatori ricoveravano barche e attrezzi da pesca; i proprietari successivi la trasformarono gradualmente in casa d’abitazione. Alla fine del secolo scorso, la villa è stata acquista dalla famiglia ADINOLFI.
Si trova in Via Fornace, 1, 23841 Annone di Brianza.
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VILLA SANT’UBALDO ALLA FORNACE
Marco d’Oggiono,
XVI secolo, affresco staccato,
Oggiono, Chiesa Prepositurale di Sant’Eufemia.
La villa ha più volte subito, nel corso del tempo, un cambio di nominativo, anche se l’unico riportato ufficialmente nei documenti catastali è quello di “CA’ DELLA PERTICA”, con allusione al fatto che le prime strutture edificatorie dell’immobile comprendevano pali infissi nel terreno (pertiche) su cui i pescatori appendevano le proprie reti ad asciugare.
Il nome della frazione in cui la villa si trova (FORNACE) è dovuta al fatto che, agli inizi del 900, proprio dove si trova ora la villa medesima, era insediata una fornace per la produzione di mattoni in argilla ricavata dal terreno. I mattoni venivano poi trasportati via lago sino a Lecco.
Alla fabbrica di laterizi subentrò poi quella della lavorazione del sapone ad opera della “SILVA”. Le buche nel terreno, prodotte a seguito di estrazione di argilla, venivano ora adibite al contenimento della miscela saponaria.
La svolta nella strutturazione dell’immobile, si ebbe però negli anni 30 del novecento, quando il complesso fu acquistato dalla Professoressa ERNESTINA BRENNA di Milano, autrice nel 1935 della “ENCICLOPEDIA DEI MAESTRI” edita da “SPERLING e KUPFER”.
La Professoressa Brenna che viveva col Padre, Ing. Marcello, trasformò quella che era stata una fabbrica di mattoni prima e poi di sapone in una villa padronale, destinata al soggiorno estivo.
Fece costruire, tra l’altro, le terrazze con lo scalone, la loggia (o loggetta), il tutto rivolto verso il bacino est del lago di Annone, con spettacolare vista sul panorama di fronte.
Nel 1939 la Professoressa Brenna vendette la villa alla Signora ANNA ANTONELLI (vedova del Colonnello Sansoni), figlia del Professor Antonelli, primario dell’Ospedale San Matteo di Pavia, dove la Signora Anna svolgeva attività di laboratorio.
La seconda guerra mondiale, scoppiata nel 1939 ed in cui l’Italia entrò nel 1940, obbligò la Signora Sansoni a stabilirsi nella villa da “sfollata”, insieme alla mamma Maria.
Prendendo spunto da un’immagine della Santa presente in villa, la signora Sansoni conferì a quest’ultima, informalmente, proprio il nome di “VILLA S. CHIARA”.
Alla morte della Signora Anna (1977) sorse una lunga disputa giudiziaria tra gli eredi che si risolse nei primi anni ’90.
Durante questo periodo, nel 1981-82, mentre era ancora sotto sequestro giudiziario, presso la villa furono effettuate le riprese di “PICCOLO MONDO ANTICO”, di Antonio Fogazzaro, per la regia di Salvatore Nocita e de “IL SANTO”, sempre di Fogazzaro, per la regia di Daniele D’Anza.
Nel 1994 la villa fu venduta al Conte JACOPO VITTORELLI ed alla moglie MARIA LUISA PAOLUCCI che vi operarono una significativa ristrutturazione e la denominarono “VILLA S. UBALDO”, a seguito del ritrovamento, in loco, di una statua del santo.
Si trova in Via Fornace, 2, 23841 Annone di Brianza.
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